“Tutti gli acquarelli di Danilo Pepato sono una dichiarazione d’amore alla natura… da vero innamorato egli ritrae la „sua” natura in tutti i toni e in
tutti gli attimi, offrendola all’occhio del suo pubblico… occhio di impressionista (puro in linea di polemica e di avanguardia), mano leggera e verde verde verde…”
[vice, Alto Adige, 12–1952]
„Leichte, fröhliche und geheimnisvolle Dinge, sind in der Natur, und wir nehmen sie nicht wahr, da uns unser Kampf
und unsere Traurigkeit bedrücken!“ Mit diesen Worten Alfredo Panzinis leitet der Maler den Katalog zu seiner jüngsten Bozner Ausstellung ein. Ein elegisches, leicht romantisches Empfinden bewegt
den Maler vor den einfachen Bildern der Natur, und mit feinem Sinn für das Luftige, Transparente, für das strahlende oder gedämpfte Licht weiß er den stillen Frieden der Landschaft einzufangen… seine Kunst ist jedem zugänglich, der noch einen Sinn für die zarte
Poesie der leichten, schwebenden Dinge in der Natur bewahrt hat“.
[Die Ufer der Etsch – N.N., Dolomiten, 16. Januar 1953]
“… il Pepato ritrae la natura con platonico e mimetico fervore, con occhio affettuoso e sognante senza violenze o deformazioni di segno o di colore, senza complicazioni intellettualistiche o fumisterie presuntuose”.
[F.M. – Alto Adige, 09–1953]
“I suoi quadri infatti danno un tono di
vivezza in queste grigie giornate autunnali… i loro toni caldi e armoniosi
creano zone di silenzio e di raccoglimento. Come quando in certi film, dopo
lunghe sequenze di interni rumorosi di dialoghi, si presenta l’inquadratura di un esterno soleggiato e arioso”.
[P.B. – Alto Adige, 11–1956]
“… queste inquadrature imponenti di verdi alberi, queste ventose cime di monti, le nature morte sono avvolte in un silenzio attonito, attraverso il quale vibra il fluido riposante che va
dritto all’anima dell’osservatore, che ne è avvinto“.
[E.V. – Alto Adige, 10–1955]
“Osservando i quadri di Franci
ho sempre pensato che la sua pittura abbia uno strano potere rasserenante e distensivo. Traspare da essi un senso di intima calma, quello che ci prende, a volte, di fronte a certi scorci di natura solitaria…”
[Ateliers dell’Alto Adige – Mario Comina, Bolzano 1954]
Diese Landschaften atmen Stille, Friede und idyllische Beschaulichkeit und es ist in unserer Zeit schon beinahe
bemerkenswert, wenn ein Künstler den Mut hat, in dieser Welt beheimatet zu bleiben und dem Sog der Moderne zu widerstehen.
Der auf zahlreichen Landschaften und auch auf mehreren der hübschen Blumenbilder angebrachte Vermerk „angekauft“
beweist, wie sehr diese Art Anklang und Beifall findet.
[N.N. – Dolomiten, 10–1955]
“Danilo Franci o della serenità: … Esaminando le sue opere e ripensando all’attuale polemica sull’arte, purtroppo così difficilmente conciliabile, ci sembra che questo pittore possa dirci in proposito che in definitiva non è necessario ricorrere ad astruse o gratuite stramberie per creare del nuovo, ma che basta il continuo approfondimento nello studio della natura, in tutte le sue espressioni e manifestazioni per vivificare e mantenere valida l’opera di un artista… Siano allora
benvenuti gli artisti come Pepato Franci che, in tanto squallore, tengono accesa la fiaccola dell’amore alla natura e dimostrano, anche con la loro abilità tecnica, che l’esercizio dell’arte – di
qualsiasi arte – non va disgiunto dalla severa preparazione e dalla serietà di intenti”.
[O.V., Alto Adige, 10–1955]
“… pittore dai vasti orizzonti, sapiente tavolozza, e naturale spigliatezza coi colori, che stempera in ardite
campiture ed evoluzioni cromatiche che addensano la traduzione di un sentimento
sincero attraverso un linguaggio quanto mai serio ed espressivo… pittura la sua, nitida e vibrante, ingemmata di ombre e luci mutevoli e di contrapposti valori tonali in riquadri di rigida disciplina coloristica… verdi cangianti, flessi di colori caldi fusi in una tonalità cromatica di chiarezza
adamantina, sottili striature ed impressioni di una pittura sciolta e vibrante che desta entusiasmo”.
[Spinelli de’ Santelena, Sette Giorni, 07–1959]
“Questa luce che avvolge, illumina, ombreggia, scandisce e allontana è un po’ la misteriosa musa che canta nei quadri di Franci”.
[P.B., Alto Adige, 11–1956]
„… in ihnen ist das starke Naturempfinden des Malers, der Fels und Meer, Bach und Wiesengrund mit gleich liebevoller Versenkung in die Wunder der Schöpfung betrachtet und darstellt, von
besonderer Unmittelbarkeit und Frische; sie atmen die Stille und Poesie des Waldes und zeichnen sich, wie alle Bilder von Franci, durch eine gesunde naturalistische Malweise aus, die offenbar viel Sympathie und Anerkennung findet, denn
eine ganze Reihe dieser Gemälde tragen den Vermerk „Angekauft“.
[N.N. – Dolomiten, 11–1956]
“… dalla fine, attenta osservazione dei paesaggi altoatesini, carichi di colore e di luce, nasce quella carica
poetica che costituisce senz’altro il leitmotiv di Danilo Franci”.
[Sandro Ricci, Il Mattino, 07–1959]
“… c’è poi un amore profondo e
diffuso del pittore per i suoi soggetti che ne fa paesaggi di un mondo di paradiso e di eterna quiete”.
[Marco Taglioli, Il Tirreno, 07–1959]
“È questo incontrare il suo pubblico, questo intimo comunicare, l’aspetto più
positivo dell’arte di Danilo Franci che nel suo raccontare è operosissimo. Egli non si pone problemi di natura culturale e resta intenzionalmente al difuori delle correnti e delle polemiche
dell’arte contemporanea”.
[R.A.I. Bolzano, 11–1961]
La pittura di Franci, così brillante e soffusa di serena poesia, è invero sottilmente comunicativa e piace al pubblico più esigente come a quello meno addentro nelle cose dell’arte in genere. È questa una prova della sua grande validità.
[Alto Adige, 12–1961]
“Danilo Franci è forse con Ulderico Giovacchini l’ultimo rappresentante di un’epoca pittorica che non ammette
superamenti. È come la musica di Puccini che vive di poesia senza mai cadere di moda. Una pittura vera che da sola si
spiega e si commenta, un amore della natura e della terra d’origine espressa con il pennello e con i colori… Franci voleva dire qualche cosa nella pittura e lo ha detto. La sua carica straordinaria espressa non soltanto per mezzo dei colori, ma anche attraverso parole,
poesie e racconti, che ora affiorano alla memoria come frammenti di una interpretazione del nostro mondo, lo hanno qualificato come sincero discepolo dell’arte”.
[Mario Comina, L’Adige, 5–1965]
“Peccato che egli sia scomparso così prematuramente: lo sviluppo ulteriore del suo discorso lo avrebbe portato
senz’altro in un contesto pittorico di ancor più profonda penetrazione contenutistico-formale, non mancando nell’artista una ormai acquisita maturazione
di linguaggio, che nel suo aderente attaccamento alla “realtà”, lo portava a decantare le bellezze della natura con assai sensibile e personale vena poetica”.
[Mario Dall’Aglio, Alto Adige, 5–1965]
Anche dagli acquarelli traspare un lirismo delicato, una singolarissima felicità immaginativa, un personale
senso poetico del colore. Una pittura ricca di variazioni sottili e di cadenze malinconiche, come se l’artista presagisse la sua immatura fine.